CONSACRARSI A DIO
Consacrarsi
a Dio oggi può sembrare un controsenso in apparenza, quasi un fuggire dal
mondo. Cosa significa oggi scegliere di seguire Cristo?
“Da un lato è vero che la scelta di
dedicare completamente una vita a Cristo nella sua sequela, coinvolti con Lui
sia nel celibato che nella missione può sembrare una follia in un mondo
edonista, individualista, che pensa soltanto alla carriera e al proprio
successo e al potere.
Però, per chi conosce Cristo, è qualcosa che avveniva
ieri, come oggi e avverrà ancora domani.
Quando uno lo conosce, e prova l’amore
per Cristo, sa che richiede una tale concentrazione di amore su di Lui che
tutte le altre cose diventano relative.
Non sono cioè più cose che possono
trattenere davvero un credente. E allora la scelta di dare tutta la vita
radicalmente, totalmente, per amore del Signore, del Regno, del Vangelo diventa
qualcosa di possibile, ma anche di qualcosa che apre la via alla beatitudine”:
Si parla e
non da oggi di crisi di vocazioni.
Ma la situazione sembra essere in
chiaroscuro.
Dal suo osservatorio della Comunità di Bose e in base alla sua
esperienza, quale stagione stanno vivendo oggi le vocazioni?
“Indubbiamente questo discorso
cambia a secondo del territorio e del continente su cui ci si focalizza.
È vero
che nelle Chiese di antica cristianità, vale a dire quelle europee e del nord
America, si assiste ad una crisi di vocazioni, specialmente per la vita
religiosa.
Indubbiamente vengono a mancare quella vocazione al servizio e alla
missione, alla diaconìa, che invece avevano avuto una stagione fertile
soprattutto nell’ottocento e nel novecento.
Per questo noi oggi vediamo un
restringimento delle vocazioni.
Però è anche vero che le vocazioni continuano
ad esserci nella vita monastica ed in quella presbiterale, non ovunque.
Ma il
Signore continua a chiamare anche in questo momento di povertà delle vocazioni.
Continua a farci sentire la sua voce. Ci sono ancora uomini e donne che, grazie
a Lui, lasciano tutto per seguirlo”.
Giovanni
Paolo II scrisse nel 1996 Vita Consecrata, l’esortazione apostolica
incentrata sulla vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo.
È
ancora attuale il documento del Papa polacco?
“Penso di sì, anche perché è stato
l’unico documento dopo quello conciliare, frutto dell’elaborazione del
magistero papale in tutto il tempo post Concilio Ecumenico Vaticano II.
Ed è
stata certamente una lettura della vita religiosa direi estremamente
appassionata, una lettura fatta con discernimento.
Una lettura che chiedeva
alla vita religiosa di diventare profetica, cioè di farsi portavoce della
Parola di Dio.
Chiedeva alla vita religiosa di essere parabola, cioè segno del
Regno che viene. Resta cioè per me il documento più importante, più decisivo
che abbiamo alle spalle sulla vita religiosa nella Chiesa cattolica”.
Cosa rende
oggi la vita consacrazione robusta e preparata ad affrontare ogni tipo di
intemperie?
“Ci vuole molta formazione e
preparazione.
Ci vuole un grande discernimento al momento della chiamata.
Occorre avere grande pazienza perché evidentemente i tempi si sono allungati di
questo discernimento e di questa probazione.
Però se la formazione è poi
davvero intensa, seria e autentica, se il religioso viene ad essere costruito
come uomo di preghiera e di assiduità con il Signore, allora è più armato nella
battaglia contro le seduzioni e le tentazioni che oggi si sono fatte più
intense perché richiedono anche perseveranza nella lotta.
A volte mi dico che
un tempo il problema era nelle vocazioni, oggi invece il problema sta nella
perseveranza che deve accompagnare le vocazioni.
Perché troppo facilmente si
mette in discussione la professione, i voti fatti.
Sembra quasi che ci sia
un’incapacità di vivere fino alla morte una promessa, un’alleanza fatta con il
Signore, fatta con i fratelli e con le sorelle, fatta con la Chiesa”.
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