IL TERMINE LAICO
Nel cattolicesimo il termine
"laico" indica una persona che non sia un "chierico",
quindi che non sia stata ordinata diacono, prete o vescovo.
In
dettaglio, quindi, è laico:
- ogni
fedele, uomo o donna, che non faccia parte del clero,
- anche un religioso che, pur appartenendo a un ordine o ad una congregazione religiosa, non sia stato ordinato diacono o prete (è il caso del cosiddetto "fratello laico"; in senso proprio, quindi, ogni suora, in quanto donna, nella Chiesa cattolica sarà sempre una "laica").
Fino al Concilio Vaticano II, in ogni definizione di "laico" si metteva
l'accento sul suo carattere "negativo":
è laico colui che non è
prete, e per estensione anche colui che non è religioso (di per sé, il
contrario di "religioso" sarebbe "secolare":
esistono,
quindi, religiosi preti e secolari preti, religiosi laici e secolari laici);
è
inevitabile che con ciò si sottolineasse che il laico si trova ad un livello
inferiore rispetto ai chierici
nell'ordinamento della Chiesa.
È vero che già a proposito della storia medievale si parla di
"partecipazione dei laici alla vita della Chiesa",
ma con questa
espressione normalmente si fa riferimento all'influenza, più o meno forte, che
le autorità secolari (principi, conti, comuni, il Sacro romano imperatore, etc.)
potevano esercitare sugli
affari ecclesiastici, come la scelta dei vescovi o il patronato su parrocchie e
abbazie
(bisogna dire, però, che anche nel Medioevo esistevano forme di vita
cristiana tipicamente laicali, come i "terz'ordini", la vita di beghine e beghini, e dei
begardi, e le confraternite,
forme di
cristianesimo laicale durate molti secoli (fino a tutto il secolo XIX) e oggi
assimilabili alle diverse associazioni e movimenti cattolici).
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