Il dono e la promessa
Il
riconoscimento cristiano del nuovo ordine della salvezza rivelato nella morte e
resurrezione di Gesù si è subito espresso nella pratica del battesimo.
Il
battesimo non è un’invenzione cristiana; Giovanni praticava già un “battesimo
di penitenza per la remissione dei peccati”.
Questo battesimo aveva un
carattere eminentemente escatologico; esprimeva cioè l’attesa imminente degli
ultimi tempi, della venuta del “giorno del Signore”, del giudizio del mondo da
parte di Dio e l’instaurazione del suo regno.
Il battesimo di Gesù si
differenzia da quello di Giovanni in quanto dona lo Spirito Santo da adesso: lo
Spirito come dono dell’amore di Dio, del suo perdono e della sua pace, della
sua vita e della sua santità.
Il giorno di Pentecoste Pietro invita coloro che
si pentono a “farsi battezzare nel nome
di Gesù Cristo per la remissione dei peccati; dopo riceverete il dono
dello Spirito Santo” (At 2,38).
Questo dono è identificato con la remissione
dei peccati ottenuta dal battesimo, secondo il potere conferito agli apostoli
da Gesù risorto: “Ricevete lo Spirito Santo;
a chi rimetterete i peccati
saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv
20,22-23). Il battesimo cristiano è vissuto come partecipazione alla morte e
alla resurrezione di Gesù Cristo (Rm 6,3-4).
Dono
attuale, e dunque remissione dei peccati,il battesimo conserva tuttavia il suo
carattere di promessa escatologica.
Infatti, se possiamo dire che Dio “ci ha
già risuscitato e fatto sedere nei cieli” (Ef 2,6), è chiaro che non potremo
godere della vita eterna se non dopo la nostra morte, nella speranza che “colui
che ha risuscitato Gesù dai morti donerà la vita anche ai nostri copri mortali
mediante lo Spirito che abita in noi” (Rm 8,11).
La remissione dei peccati è
rivolta al futuro anche in un altro senso: il battezzato, che vive della vita
nuova, fa tuttavia continuamente l’esperienza della fragilità che minaccia
continuamente di fargli perdere la grazia ricevuta.
E d’altra parte egli rimane
legato alla creazione intera che “geme e soffre nelle doglie del parto” (Rm
8,22-23) e alla storia degli uomini e all’aspetto “politico” della remissione
dei peccati che lo impegna a lavorare per un futuro di solidarietà e di
fraternità.
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