LA CARITÀ' FRUTTO DELLO
SPIRITO
La
carità, frutto dello Spirito, è la «forma» della Chiesa santa e apostolica, il
suo principio vivificante e strutturante, la sua forza di unificazione e di
irradiazione, ciò che la ordina dal di dentro al fine cui è chiamata, la santità:
la liturgia va vissuta pertanto come culmine e fonte dell’educazione alla
carità, in cui la maternità della Chiesa si dilata verso ogni persona umana.
Di
questa carità - anima della «communio sanctorum» - è espressione altissima il
«martirio», dove la testimonianza della fede apostolica è resa fino al dono
della vita:
la silenziosa eloquenza del sacrificio del martire, che va incontro
alla morte per amore di Colui, che è la verità che salva il mondo, e per amore
di coloro, per cui Cristo è morto.
Nel martirio si offre con particolare
evidenza l’identificazione mistica, compiuta dallo Spirito, fra Cristo e la
Chiesa, «comunione dei santi»:
«Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche
voi» (Gv 15,20).
Nel martirio la morte risplende come aurora di vita, soglia
che non interrompe l’unità di quanti, credendo, sono stati rigenerati nella
comunione dello Spirito Santo. Così, la «comunione dei santi», suscitata dal
Consolatore ed espressa nella carità, viene a congiungere i «santi», impegnati
nella storia, con quelli, che hanno già compiuto il loro esodo senza
ritorno e vivono ora nella gioia della gloria di Dio.
Il
luogo in cui la Chiesa fa particolare esperienza della «comunione dei santi»
nel tempo e nell’eternità è precisamente la liturgia:
secondo l’ininterrotta
tradizione della fede lo specifico della preghiera liturgica non è pregare un Dio, ma pregare in Dio, rivolgendosi nello Spirito
per il Figlio al Padre.
È in questo movimento trinitario, che la preghiera fa
sperimentare la «comunione dei Santi», il vincolo profondissimo, cioè, che lega
nello Spirito Santo non solo la Chiesa pellegrina a quella celeste, ma anche
nel tempo presente l’intercessione degli uni a favore della sofferenza e del
cammino degli altri:
l’affidarsi alla Tutta Santa, la Vergine Madre Maria, il
rivolgersi ai «santi», il chiedere l’aiuto della preghiera altrui e l’offrire
con generosità la propria, lungi dal distrarre dalla contemplazione di Dio e
dalla celebrazione della sua gloria, immettono più profondamente in esse ed
educano a vivere in pienezza la vita teologale.
La Chiesa, «comunione dei
santi», trova così nella liturgia la sua più alta espressione e la sorgente
sempre nuova, a cui rigenerarsi nella verità e nella pace della sua più
profonda identità di popolo eletto per essere segno fra i popoli, perché -
pregando in Dio - sperimenta la presenza
vivificante dello Spirito, che grida in noi «Abbà, Padre» (Gal 4,6; Rm 8,15), e
mediante Cristo ci unisce al Padre e fra noi nella comunione del tempo e
dell’eternità.
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