Il significato del TRIDUO PASQUALE
I tre giorni che vanno dalla sera del giovedì santo
alla sera della domenica di Pasqua (cf Cal. Rom. 19) costituiscono il triduo
"della morte sepoltura e risurrezione" del Signore .
Agli inizi, il venerdì e il sabato sono stati
caratterizzati dal digiuno e la domenica dalla gioia, senza però che ci siano
state delle celebrazioni liturgiche oltre quella della veglia pasquale nella
notte fra il sabato e la domenica.
In questo senso non si può dire che il
triduo pasquale sia una estensione della veglia pasquale.
Esso costituisce
piuttosto un qualche cosa di presupposto affinchè questa possa assumere tutta
la pienezza del suo significato. La notte pasquale è il passaggio dal digiuno
alla gioia, come è stata il passaggio, per Cristo, dalla morte alla vita.
Con il digiuno si partecipa alla passione e morte di
Cristo; con la gioia si è uniti alla sua risurrezione.
Nel secondo secolo si
riteneva il digiuno precedente la veglia pasquale così essenziale per la
celebrazione della pasqua che i termini "digiunare" e "celebrare
la pasqua" sono stati usati come sinonimi. Anche la costituzione
conciliare sulla liturgia (S.C. 110) insiste sull'importanza di questo digiuno.
Le altre celebrazioni del triduo pasquale hanno
iniziato ad evolversi separatamente, quando, soprattutto sotto l'influsso dei
pellegrinaggi fatti a Gerusalemme, si è cominciato a distinguere i vari momenti
storici del grande avvenimento pasquale.
Nacquero così le celebrazioni
eucaristiche del giovedì santo e della domenica e la liturgia non-eucaristica
del venerdì santo. E' a questo punto che si può davvero parlare di estensione
(per anticipazione e per prolungamento) della liturgia della notte pasquale.
Il venerdì e il sabato sono rimasti senza eucaristia,
probabilmente per due ragioni storiche:
1) Quando la celebrazione della Pasqua si venne
organizzando, non esisteva ancora la consuetudine di celebrare l'eucarestia nei
giorni feriali; e la tradizione di questi giorni liturgici è stata fissata in
tempi molto antichi.
2) La coscienza del valore speciale del digiuno in
questi due giorni si è mantenuta a lungo, anche dopo l'introduzione della
quaresima.
E questo digiuno era un digiuno completo in partecipazione alla
sofferenza di Cristo, mentre l'eucarestia comporta di per sè gioia e termine
del digiuno. Questi motivi hanno portato alla preservazione dell'usanza
primitiva e l'eucarestia della veglia pasquale è tanto quella del venerdì come
del sabato.
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