La celebrazione del Giovedì Santo
Poiché secondo la concezione degli ebrei e in genere
degli antichi il giorno si inizia la sera precedente, anche la sera del Giovedì
Santo fa già parte dei tre giorni santi.
Ciò si giustifica anche dal punto di
vista del contenuto, poiché nell’Ultima Cena Gesù anticipa sacramentalmente il
dono di sé nella morte sulla croce:
cioè, durante l’Ultima Cena inizia
propriamente la sua passione.
La messa della Cena del Signore deve essere l’unica in
questo giorno (a prescindere dalla missa chrismatis = Messa del S. Crisma
celebrata dal vescovo nella mattina).
Ad essa è unita l’usanza della lavanda
dei piedi (detta anche Mandatum = comando), dopo il Vangelo (facoltativamente).
Detta l’orazione dopo la comunione i doni pre-consacrati per il Venerdì Santo
vengono portati al tabernacolo di un altare (cappella) laterale e viene rimosso
l’ornato dell’altare maggiore (denudatio altaris = spogliazione dell’altare).
La successiva adorazione davanti al SS. Sacramento deve possibilmente essere
mantenuta.
La denominazione di questo luogo della reposizione come santo sepolcro
è considerata meno felice e da abbandonare!
E’ il caso ancora di ricordare
l’uso, che si mantiene, di suonare le campane per il Gloria, per poi farle
tacere fino al Gloria della Veglia Pasquale.
All’altare del posto del
campanello si usa in taluni luoghi uno strumento di legno (crotalo o
raganella).
Nessun commento:
Posta un commento