Sacrosanctum concilium
La fondamentale acquisizione della Sacrosanctum
concilium, accanto alla natura ecclesiale della liturgia in quanto azione
di Cristo e di tutto il suo popolo, che è la chiesa concentrata nell'assemblea
celebrante, è sicuramente quella della liturgia come celebrazione del mistero
pasquale.
Come è noto il documento conciliare, avvalendosi delle
acquisizioni teologiche dei decenni precedenti circa la rivelazione come storia
della salvezza che ha il proprio vertice nella morte, risurrezione e ascensione
di Cristo, Verbo di Dio fatto uomo, applica a questo momento ricapitolativo la
categoria cara ai padri e ai testi della liturgia tanto in Oriente quanto in
Occidente a partire da Melitone di Sardi e presenta la liturgia come attuazione
del mistero pasquale per opera dello Spirito Santo.
L'assunzione di questa
categoria implica che ogni azione liturgica è, come la pasqua, memoria
dell'evento pasquale, inteso come un evento le cui conseguenze continuano nei
membri del popolo di Dio di cui Cristo è capo, rendimento di grazie per l'opera
compiuta da Dio a favore del capo e delle membra, supplica perché Dio nella sua
fedeltà continui nell'oggi e poni a compimento definitivo la sua opera.
Questo,
attraverso un'azione simbolica che rende in qualche modo presente agli occhi di
Dio e dei fedeli l'evento salvifico, affinché Dio, vedendolo, si ricordi della
sua fedeltà e della sua misericordia, e affinché i fedeli, ricordando, a loro
volta si impegnino alla fedeltà e alla coerenza.
La Sacrosanctum concilium applica
questa categoria
- all'eucaristia, convito pasquale memoriale
della morte e risurrezione di Cristo (SC 47);
- ai sacramenti e ai sacramentali, che
scaturiscono dal mistero pasquale e lo estendono alle situazioni e agli
avvenimenti della vita (SC 61);
- alla celebrazione dell'anno liturgico con al
centro la domenica, la celebrazione dei vari aspetti e momenti del mistero
pasquale, le celebrazioni di Maria e dei santi (cap. V);
- alla liturgia delle ore, che
estende alle ore del giorno e della notte la preghiera personale del
Cristo pasquale (cap. IV).
Questo principio, così esplicitamente formulato, se è
tradizionale per il battesimo e per l'eucaristia e per la domenica, è nuovo se
riferito agli altri ambiti della liturgia, e ha avuto una vasta e coerente
applicazione nei libri della riforma liturgica, sia nelle premesse sia nei
testi liturgici.
Il rito dell'iniziazione cristiana afferma che nel battesimo
si fa memoria e si attua il mistero pasquale che è per gli uomini passaggio
dalla morte alla vita (Rito dell'iniziazione cristiana, 6).
E da questa
affermazione deriva l'opportunità di celebrarlo nella veglia pasquale o di
domenica e la preferenza per l'immersione, segno che più chiaramente esprime la
partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo.
Nessun commento:
Posta un commento